"Ho tanti vecchi ricordi legati al nome Jon Spencer: tra la fine degli anni’90 e l’inizio del 2000 il trio campeggiava su moltissime riviste musicali che compravo all’epoca ed io da buon masticatore e malato di musica rock non potevo far altro che apprezzare e cercare di procurarmi i loro dischi (parlo di un’epoca fatta di un impiego sfrenato del masterizzatore, di musicassette il cui utilizzo era ormai agli sgoccioli e di Win Mx dopo la morte di Napster..).
Proprio per questo motivo ero curioso e carico all’idea di assistere ad un concerto dellaBlues Explosion, anche galvanizzato dalla visone delle strepitose esibizioni del terzetto pescate dal web, coinvolgenti animali da palcoscenico, ma allo stesso tempo cosciente che quello era il 1994 e che gli anni passano per tutti, comprese le rockstar più pure e selvagge (per la serie assisterai ad un ottimo show ma non pretendere che Jon si lanci a tutti i costi sul pubblico, magari..)
Arriviamo a Firenze verso le 20 e 30 e veniamo accolti da una brutta notizia: sciopero degli autobus, una vera batosta pensando che l’Auditorium Flog è in periferia e dall’altra parte della città. Dopo aver preso la drastica decisione di tornare verso la stazione di Firenze Rifredi e continuare la strada a piedi chiedendo indicazioni, arriviamo finalmente a destinazione: il posto non sembra gremito di gente, non c’è nemmeno la solita fila per comprare il biglietto (saranno state le 21 e 30, sarà che era Venerdì e non Sabato, resta il fatto che mi aspettavo molte più persone).
Una volta entrati ci accoglie un certo Urban Junior (la prima band in scaletta non sono riuscito purtroppo a vederla a causa di alcuni problemi burocratici che hanno colto il nostro gruppo di amici) e subito mi si allarga il sorriso sul volto: è una divertente one man band garage / rock n roll, ed è assolutamente uno spasso vederlo suonare la batteria e contemporaneamente registrare riff di chitarra in loop e programmare suoni elettronici.
Grazie anche alla sua simpatia gli basta poco per conquistare il pubblico e farsi strappare applausi. Il tempo di finirci una birra e ci spostiamo in prossimità del centro del palco, l’Auditorium comincia a riempirsi di più, ma non a livelli esagerati.
Vedere Jon Spencer sbucare sul palco mi lascia a bocca aperta: camicia scura e pantaloni in pelle con retro fosforescente, sembra che il tempo non l’abbia scalfito minimamente, è incredibilmente in forma, col suo consueto fascino da rocker crudo e puro d’altri tempi; lo stesso non si può dire di Russell Simins (batteria) visibilmente in sovrappeso col passare degli anni.
“Dang”, “She Said”, “Sweet N Sour”, “Afro” fanno muovere culi e teste, cantare ed urlare; dal movimento sul posto al pogo vero e proprio basta il tempo di una manciata di canzoni e io da buon rocker casinaro che sono ne approfitto per scagliarmi sotto al palco e dare qualche spallata ai miei vicini. L’ottima acustica della Flog è un toccasana per consentire alle nostre orecchie di essere invase dalle scariche elettriche del trio che, a dispetto delle mie previsioni, si presenta con un suono molto rock e corposo e quindi meno grezzo e sporco rispetto a quello ascoltabile negli album in studio; molte le divagazioni blueseggianti e le improvvisazioni, Jon Spencer è una pila Duracell in costante movimento, si abbassa e si rialza continuamente dietro l’asta del microfono, interagisce e fa cantare il pubblico (ogni discorso che fa lo conclude con la parola ‘Blues Explosion!’), Russell Simins pesta a dovere e con vigore le pelli, solo Judah Bauer (chitarra) sembra un po’ distaccato dal resto del gruppo ma in compenso suona in modo impeccabile.
L’anthemica “Wail” (dall’intermezzo lunghissimo) è irresistibilmente contagiosa e porta tutti a urlare il titolo del pezzo nel ritornello, una deflagrante cover a sorpresa di “My War” dei Black Flag suonata a ritmi forsennati fa letteralmente esplodere il locale assieme all’attesissima e trascinante “Belbottoms”, che precede la momentanea uscita di scena e il successivo ritorno per i bis, tra cui si segnalano “Very Rare” e un’indiavolata “2Kindsa Love”, tutto questo prima che Jon abbandoni la sua chitarra, butti a terra l’asta del microfono e si diverta a ‘giocare’ col suo theremin, mentre feedback spacca timpani, rullanti pestati a sangue e bacchette lanciate in aria ci fanno capire che la Blues Explosion ci sta salutando.
L'obiettivo che resta della serata è quello di riuscire a beccare Spencer per una foto, ma riesco a intravedere e fermare solo Russell Simins (è un po' scazzato o altro?) che si aggira con un bicchiere in mano per la Flog. Vorremo aspettare un altro po’ ma non c’è più tempo, c’è un treno che ci attende..."
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